mercoledì 30 novembre 2016
lunedì 14 novembre 2016
È la nostra isola felice.... La storia di latte di Beatrice e di Tommaso.
Da quando ho sedici anni sono di avere un bambino. Un desiderio di maternità precoce che mi ha portato a litigare con tutti i miei fidanzatini del liceo terrorizzati dall’idea che li potessi “incastrare”. In realtà, più che di avere un bambino , il mio desiderio più profondo era quello di sentire un altro cuore battere dentro di me, la sensazione (schizofrenica, ora posso dirlo!) di avere un’altra vita nel mio corpo. La scoperta di essere incinta è avvenuta in un momento particolare , in cui, diciamocelo, la voglia di un figlio non era esattamente nella top ten dei miei sogni. Avevo la testa decisamente altrove. Ma il figlio c’era e il cuore batteva.
Durante la gravidanza tutti sono ginecologi e dopo il parto tutti sono puericultori. Ognuno, dal fruttivendolo alla suocera, dall’amica alla conoscente su FB si sentono in dovere di seguire l’imperativo categorico kantiano di metterti a conoscenza della propria esperienza, ovviamente dispensando consigli (non richiesti) e interpretando ogni piccolo sintomo o sensazione. DA tutte queste dannose ed inutili (e direi anche inevitabili) conversazioni sono riuscita in breve tempo a maturare un terrore maniacale nei confronti del cesareo. Ma restavo comunque ottimista! Era sicura che avrei avuto un parto naturale, magari in acqua, con l’approvazione e il sostegno morale di Laboyer. Mi sbagliavo.
Dopo due ore di travaglio , a seguito di un’induzione, il bimbo diventa brachicardico: CESAREO D’URGENZA. Dovessi spiegare ora, dopo quasi due anni, come mi sono sentita in quel momento non saprei cosa dire. Da quando sai di aspettare un figlio il tuo corpo non è più il tuo, non sei più tu, sei il bambino, il suo cuore, le sue mani, la sua bocca. Tu non esisti più. Svanisci risucchiata dal liquido amniotico che avvolge il tuo bambino. Quando mi hanno detto : “dobbiamo farlo nascere immediatamente, dobbiamo fare un cesareo” non ho provato la paura che mi sarei aspettata di provare in base all’ansia che avevo su questo argomento nel corso della gravidanza. Non ho provato niente. Non avevo più un corpo, né una volontà, il bambino stava male e io, sua madre, non ero in grado di farlo nascere e di proteggerlo. Mi avrebbero aperto per tirare fuori il mio bambino , per mettere al mondo mio figlio.
Tommaso non respirava quando è nato e è stato rianimato
Una madre inadeguata, ecco come mi sono sentita. Una madre che non è stata capace di dare il respiro vitale al proprio figlio e che non poteva stare con lui per infiniti controlli e tac.
Ma sul mio cammino è intervenuto un angelo, la mia ostetrica, che mi è sempre stata vicina, che ha difeso il mio essere madre e che ha creduto in noi. Lei mi ha insegnato a massaggiarmi il seno per stimolare le ghiandole, a tirarmi il latte mentre il bambino era in terapia neonatale. Portava le poche gocce di colostro che avevo prodotto a Tommaso e gliele faceva prendere con una siringa perché nulla andasse sprecato, per non fargli dimenticare la sua mamma. E io, nella mia stanza, sostenuta dal mio compagno che non mi ha lasciato mai sola , tiravo e tiravo finchè non è arrivata la montata lattea con 39 di febbre . E di notte e di giorno portata da lui con la sedia a rotelle (ero tagliata fisicamente e nel cuore) fino al nido patologico per poter allattare Tommaso.
Nonostante la lontananza delle prime ore e dei primi giorni, l’amore ci ha sintonizzato e sono riuscita a nutrire mio figlio, sostenuta e spronata dal mio compagno e dalla mia ostetrica.
Non sono stata in grado di farlo nascere con le mie forze ma sono riuscita a farlo crescere.
L’allattamento per me è stato il riscatto, un riscatto che mi ha permesso di risorgere da un sentimento di madre fallita nel parto. È la nostra isola felice dove possiamo rifugiarci ancora adesso dopo 20 mesi di meravigliosi occhioni.
giovedì 3 novembre 2016
La storia di una rivincita...la storia di latte di Valentina e Amelia ...
... gratificazione e piena intimità con il proprio bambino...la storia di latte di Enrica e della piccola Chiara
martedì 11 ottobre 2016
La storia d'amore tra me, Gabriele e il tiralatte.... Mamma Sonia e Gabriele
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mercoledì 28 settembre 2016
...una delle esperienze più belle che abbia vissuto... la storia di latte di Elisa e Matteo
venerdì 16 settembre 2016
Allattare i gemelli si può !!! La storia di latte di Silvia e dei gemellini Giuseppe e Maddalena
Sono Silvia, infermiera, moglie di Marco, mamma di Giuseppe e Maddalena, concepiti con ICSI presso l'ospedale s.Anna di Torino per problemi fertilità da parte di entrambi i genitori e nati a 36+1 con cesareo programmato poichè podalico lui e trasversa lei. Ecco, tutto il contrario di quel che il mio "film di vita" prevedeva... Mi sono sposata presto (21 anni) perchè volevo diventare mamma di almeno tre bimbi entro i 30 anni. Dopo 7 anni di tentativi, visite specialistiche, indagini diagnostiche ecc ecc ecc... FINALMENTE a 28 anni e 6 mesi divento mamma di Giuseppe e Maddalena! Avrei voluto partorire naturalmente, ma non si è potuto. Avrei voluto concepire naturalmente, ma non si è potuto, Volevo tanto usare i pannolini lavabili ed allattare naturalmente, e lo sto facendo!!!! Per quanto riguarda l'allattamento, all'ospedale, supporto zero. Su tutto il personale medico, ostetrico ed infermieristico (in 7 giorni di ricovero) ho trovato una sola ostetrica sulla mia stessa lunghezza d'onda. Le tipe del nido (non so che qualifica avessero) altro non facevano che ingozzarmi i bimbi di LA. I pediatri sostenevano che "se volevo potevo provare, ma di solito si riesce allattare un gemello e mezzo....". Bene, mi son detta "sono tutti dalla tua parte!!". Appena mi son potuta sedere a letto (mattino della prima giornata post cesareo) mi sono armata di tiralatte e ogni 2/3 ore tiravo. Ricordo ancora con quanta gioia ho accolto i primi 10ml di colostro, mi sembra in 3ª giornata! Poi usavo un "Das artigianale" fatto con una siringa da 5ml e un agocanula, frutto dell'ingegno della sopracitata ostetrica (Rosy). Quando le altre ostetriche e le tipe del nido mi han vista con un bimbo al seno e la siringa in mano mi han guardato di un male!! Beata ingenuità va.... La montata è arrivata il 6º giorno (per fortuna mentre ero ancora ricoverata), il mio è stato un ricovero protratto perchè ho sanguinato un po', e sono stata poi dimessa con 6,8 di emoglobina e la raccomandazione di "non stare sola con i bimbi per almeno un mese" e poi "tanto lei è infermiera, sa come si deve comportare..." Vabbè, sorvoliamo anche su questo! Arrivata a casa ho guardato mio marito e gli ho detto: "PRIORITÀ DI OGGI: mangiare loro, mangiare noi, DORMIRE! alla lavatrice e alle borse dell'ospedale ci pensiamo domani..." E quindi, da quel giorno, 5/6/2015 è iniziato il mio rapporto con il tiralatte a domicilio. Un odio/amore, soddisfazione/frustrazione che per fortuna ha avuto fine poco dopo aver contattato Monica. Credo sia stato attorno al 15 del mese... non ricordo con esattezza... Stufa e spossata dagli orari serrati del tiralatte, da rispettare categoricamente (pena la decimazione delle provviste nel frigorifero) ho cercato on line una consulente IBCLC, ed ho trovato LEI. MONICA. Professionale, serena, disponibile ed accogliente. Una manna per me, che in quei giorni stavo vacillando.... La mia richiesta è stata questa:" ciao, sono Silvia mamma di due gemellini, voglio smettere con il tiralatte e imparare ad allattare in tandem!". Insomma dazeroamille in un batter di ciglia! Monica mi ha anche insegnato la pazienza, consigliandomi di procedere x gradi: un bimbo al seno per volta, per un pasto al giorno, aumentando gradualmente le poppate in base allo stato d'animo di tutti. Ecco. Ci ho messo un po' a decidermi... ma il 23/6 mi sono lanciata con Giuseppe e il 26/6 avevo anche attaccato Maddalena! Molto più in fretta del previsto, ho detto "ciao ciao" al MEDELA simphony tanto odiamato! Oggi i bimbi hanno quasi 16 mesi, a breve ricomincia il lavoro, l'inserimento al babyparking è ormai imminente... Crescono a vista d'occhio. Veramente troppo velocemente! Imparano ogni giorno tante cose nuove: Giuseppe già cammina, Maddalena mangia di tutto con le posate... E quando è ora delle coccole, mi chiamano x la "ninni" che è un mix di tetta/coccole/nanna... Sono dolcissimi ❤️. Tutto questo anche grazie a Monica Bielli. non so cosa avrei fatto senza di te.... Infinitamente grata! Silvia.
lunedì 1 agosto 2016
...ho preso coraggio e ho deciso di raccontarvi la mia esperienza...La storia di latte di Antonella&Chiara
mercoledì 2 marzo 2016
L'ESPERIENZA DEL CORSO DI MASSAGGIO INFANTILE
martedì 23 febbraio 2016
ALLATTAMENTO E RITORNO AL LAVORO. La storia di Laura e di Isabella
martedì 16 febbraio 2016
ALLATTAMENTO E RITORNO AL LAVORO. La storia di Annalisa
venerdì 8 gennaio 2016
ALLATTAMENTO E RITORNO AL LAVORO . La storia di Milena
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