lunedì 14 novembre 2016

È la nostra isola felice.... La storia di latte di Beatrice e di Tommaso.

Da quando ho sedici anni sono di avere un bambino. Un desiderio di maternità precoce che mi ha portato a litigare con tutti i miei fidanzatini del liceo terrorizzati dall’idea che li potessi “incastrare”. In realtà, più che di avere un bambino , il mio desiderio più profondo era quello di sentire un altro cuore battere dentro di me, la sensazione (schizofrenica, ora posso dirlo!) di avere un’altra vita nel mio corpo. La scoperta di essere incinta è avvenuta in un momento particolare , in cui, diciamocelo, la voglia di un figlio non era esattamente nella top ten dei miei sogni. Avevo la testa decisamente altrove. Ma il figlio c’era e il cuore batteva. Durante la gravidanza tutti sono ginecologi e dopo il parto tutti sono puericultori. Ognuno, dal fruttivendolo alla suocera, dall’amica alla conoscente su FB si sentono in dovere di seguire l’imperativo categorico kantiano di metterti a conoscenza della propria esperienza, ovviamente dispensando consigli (non richiesti) e interpretando ogni piccolo sintomo o sensazione. DA tutte queste dannose ed inutili (e direi anche inevitabili) conversazioni sono riuscita in breve tempo a maturare un terrore maniacale nei confronti del cesareo. Ma restavo comunque ottimista! Era sicura che avrei avuto un parto naturale, magari in acqua, con l’approvazione e il sostegno morale di Laboyer. Mi sbagliavo. Dopo due ore di travaglio , a seguito di un’induzione, il bimbo diventa brachicardico: CESAREO D’URGENZA. Dovessi spiegare ora, dopo quasi due anni, come mi sono sentita in quel momento non saprei cosa dire. Da quando sai di aspettare un figlio il tuo corpo non è più il tuo, non sei più tu, sei il bambino, il suo cuore, le sue mani, la sua bocca. Tu non esisti più. Svanisci risucchiata dal liquido amniotico che avvolge il tuo bambino. Quando mi hanno detto : “dobbiamo farlo nascere immediatamente, dobbiamo fare un cesareo” non ho provato la paura che mi sarei aspettata di provare in base all’ansia che avevo su questo argomento nel corso della gravidanza. Non ho provato niente. Non avevo più un corpo, né una volontà, il bambino stava male e io, sua madre, non ero in grado di farlo nascere e di proteggerlo. Mi avrebbero aperto per tirare fuori il mio bambino , per mettere al mondo mio figlio. Tommaso non respirava quando è nato e è stato rianimato Una madre inadeguata, ecco come mi sono sentita. Una madre che non è stata capace di dare il respiro vitale al proprio figlio e che non poteva stare con lui per infiniti controlli e tac. Ma sul mio cammino è intervenuto un angelo, la mia ostetrica, che mi è sempre stata vicina, che ha difeso il mio essere madre e che ha creduto in noi. Lei mi ha insegnato a massaggiarmi il seno per stimolare le ghiandole, a tirarmi il latte mentre il bambino era in terapia neonatale. Portava le poche gocce di colostro che avevo prodotto a Tommaso e gliele faceva prendere con una siringa perché nulla andasse sprecato, per non fargli dimenticare la sua mamma. E io, nella mia stanza, sostenuta dal mio compagno che non mi ha lasciato mai sola , tiravo e tiravo finchè non è arrivata la montata lattea con 39 di febbre . E di notte e di giorno portata da lui con la sedia a rotelle (ero tagliata fisicamente e nel cuore) fino al nido patologico per poter allattare Tommaso. Nonostante la lontananza delle prime ore e dei primi giorni, l’amore ci ha sintonizzato e sono riuscita a nutrire mio figlio, sostenuta e spronata dal mio compagno e dalla mia ostetrica. Non sono stata in grado di farlo nascere con le mie forze ma sono riuscita a farlo crescere. L’allattamento per me è stato il riscatto, un riscatto che mi ha permesso di risorgere da un sentimento di madre fallita nel parto. È la nostra isola felice dove possiamo rifugiarci ancora adesso dopo 20 mesi di meravigliosi occhioni.

giovedì 3 novembre 2016

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La storia di una rivincita...la storia di latte di Valentina e Amelia ...


Una mamma Mi scrive: Monica Trovai questo blog mentre allattavo Saverio, allattamento sofferto ma riuscito, del quale lasciai un post nel 2013. Vorrei condividere con voi la mia seconda storia di latte, quella che sto vivendo con la mia piccola Amelia. Fa sempre piacere leggere i post delle mamme felici di allattare. Sono Valentina, Amelia è la nostra bambina. Mi sono accorta di essere incinta alla nona settimana...una gravidanza da manuale dopo due minacce d'aborto (la prima inconsapevole), sentivo che io e lei eravamo una forza della natura. E infatti. Lei, meravigliosa creatura di 4.100 kg, nasce un mattino di luglio. Bellissima, occhioni e...un perfetto attacco al seno ininterrotto per due ore dalla nascita. Premessa. Dopo l'esperienza di Saverio (vedi mio post dell'aprile 2013), ammetto che avevo paura di dover di nuovo dare giunte e provare quel senso di sconforto che con lui mi aveva attanagliato. Invece. La sera dello stesso giorno in cui lei è nata chiedo all'ostetrica: scusate ma...va bene è luglio..ma qui la temperatura quant'è? Ero sudata marcia...l'ostetrica mi ricorda: signora... sarà la montata? Non potevo credere ai miei occhi. Amelia è stata dimessa con un calo minimo e il latte di mamma già fatto suo. Io e lei una forza della natura. Non stavo bene fisicamente (molto peggio del primo bimbo), avevo l'emoglobina bassa e tanto dolore: darle il latte mi faceva passare tutto. Come dice il loro pediatra: latte di mamma, miracolo della natura. Ripensando all'esperienza avuta col mio primo piccolo, credo che si, ci fossero tutte le condizioni fisiche (buon attacco, memoria del seno...). Credo però che ci sia stata soprattutto la consapevolezza di mamma, di potere comunque dare a loro il massimo di te stessa. Con lei, ho riprovato la stessa gioia immensa, l'appagamento più totale. Ricordo con amore ogni istante dell allattamento di Saverio, fino al primo biberon di autonomia. E mentre ricordo con lui la nostra storia di latte un po' sofferta ma a lieto fine, rivivo con lei ogni giorno il miracolo che la natura ci ha concesso. La storia di valentina e Saverio la potete leggere qui:

... gratificazione e piena intimità con il proprio bambino...la storia di latte di Enrica e della piccola Chiara


ENRICA e la piccola CHIARA. La nostra storia ebbe inizio il 17/06/2013 alle ore 4,30 del mattino,quando,dopo una gravidanza vissuta senza problemi particolari, mi si ruppero le acque esattamente 1 mese prima della scadenza,e alle ore 20 di quello stesso giorno,con parto naturale,venne alla luce la nostra piccola Chiara😍 Pur essendo prematura aveva già un buon peso ma per precauzione la misero subito nell incubatrice,dove poi rimase solo per quella notte. Alle ore 23 mi chiamarono dicendomi di andare a provare "ad attaccarla".Li per li rimasi un po stupita perché pensavo che dovesse rimanere nell incubatrice...la presi in braccio e quando la avvicinai al seno lei inizio scuotere la testa da una parte all altra..istintivamente la allontanai perché pensavo che fosse infastidita,ma l'infermiera mi disse "avvicinala sta cercando"..ed era proprio così!sembrava un cagnolino che ha fiutato qualcosa,sfregava la faccio sul seno e appena trovò il capezzolo si attaccò..e non si staccò più😬 Rimase a succhiare per 2 ore poi si addormentò.☺ Chiara succhiava che era una meraviglia e il latte arrivò subito. Quando arrivammo a casa,i primi giorni ebbi dei momenti di sconforto..Chiara mangiava ogni 2 massimo 3 ore e stava attaccata parecchio,e la stessa cosa succedeva di notte.. quindi pensavo che il latte non le bastasse o che addirittura non fosse abbastanza nutriente. Così,vedendomi seriamente preoccupata,mio marito mi propose di andare a chiedere un parere al pediatra. Visito' Chiara e la peso',e quando gli dissi che avevo paura che il mio latte non fosse abbastanza nutriente si mise quasi a ridere,dicendo che la bambina stava crescendo benissimo e che se il latte non fosse stato nutriente non sarebbe cresciuta così tanto e di continuare così. Le sue parole mi tranquillizzarono molto e allo stesso tempo mi rassegnarono al fatto che l allattamento a richiesta è così! non sei tu a decidere quando il tuo bambino deve mangiare,è lui a farlo. Chiara continuò a crescere di 300 g la settimana per i mesi successi e ben presto quel fagottino gracile si trasformò in una bella cinghialotta😁 Io mi sentivo fiera e orgogliosa di questo anche se la stanchezza era veramente tanta. Non dormivo mai per più di 3 ore consecutive per notte, e alcune notti mi veniva da piangere quando si svegliava, ma nonostante questo non ho mai pensato neanche per un attimo di smettere. A sei mesi iniziammo lo svezzamento,le poppate diurne calarono ovviamente,ma non quelle notturne..mi ero imposta di allattare fino a 1 anno..E ci sono riuscita✌🏻 A giugno 2014 ,quando Chiara aveva ormai un anno esatto,decisi di toglierle il mio latte. Tra l'altro nelle ultime settimane mi accorgevo che iniziava a scarseggiare e lei dopo poco che succhiava si arrabbiava perché non usciva più niente. La prima notte piagnucolo un po,ma già dalla seconda iniziò a dormire tutta la notte!non mi sembrava vero,dopo 1 anno di sonno interrotto ogni 2 o 3 ore,potevo dormire tutta la notte! il periodo più duro era passato ed io ero fiera di essere riuscita a nutrire la mia bimba per ben 1 anno con il mio latte😊 nonostante la stanchezza e i momenti di sconforto lo rifarei sicuramente,perché l'allattamento è anche soprattutto un momento di gratificazione e di piena intimità con il proprio bambino,una sensazione bellissima che bisogna godersi fino in fondo,oltre ad essere una gran bella soddisfazione! Oggi Chiara ha 3 anni,ha iniziato da poco l'asilo e del latte non vuole più saperne! ...forse ne ha preso troppo da piccola!!!!

martedì 11 ottobre 2016

La storia d'amore tra me, Gabriele e il tiralatte.... Mamma Sonia e Gabriele


29/09/2016 18:02 La nostra è una "storiella a 3": tutto è iniziato lo scorso luglio 2015, quando ho scoperto di aspettare Gabriele 😍. È stato tanto cercato e immensamente voluto, dopo 8 anni di matrimonio. La gravidanza è continuata benissimo, senza nessun problema! Fino ad arrivare a 2 settimane prima della scadenza: il 22 marzo 2016, quando alle 20.38 è arrivato il nostro topolino 💖😍 con parto naturale..tutto è andato benissimo e finalmente ha inizio la nostro avventura. Nei 3 giorni passati in ospedale, Gabriele non si è mai attaccato alla tetta, nonostante i vari tentativi. Quanti consigli (anche non richiesti...o dati x sentito dire...), quanti pareri, quanto stress, ognuno diceva la sua: la posizione, la bocca, la tetta, stringi, alza....devi.... devi... devi... E basta!!!! 😒 x fortuna mi entrava e mi usciva...ho sempre fatto cosa il mio istinto di mamma mi diceva! E grazie a Dio!!!! 🙇 In ospedale, x quanto riguarda la sala parto, niente da dire...ma x quanto riguarda l'assistenza sull'allattamento proprio zero! Nessuna assistenza, chiedevo qualcosa e mi guardavano perplesse queste... oss? Infermiere? Boh?! 😶 queste figure vestite di bianco, che non si sa che ruolo avessero!! Mi hanno mandato una settimana dopo a fare una "visita di controllo sull'allattamento". Mah?? Una settimana dopo? Ma se io non avessi avuto l'istinto di tirarmelo da subito, appena andata a casa, dopo una settimana magari non ce l'avevo neanche più il latte, visto che il pupetto non ha mai ciucciato! Il tiralatte affittato era anteguerra, ma la sua funzione la faceva..infatti nella prima notte a casa, ho avuto la montata. Da li, ha inizio la mia storia d'amore col tiralatte! Provavo di continuo ad attaccarlo, ma cominciavo a stressarmi io (parenti e gente varia, chi mi giudicava di non volerlo attaccare o non lo facevo abbastanza!) e anche il pupo urlava come un disperato perché non riusciva. Lo vedevo che ci provava, ma dopo qualche tentativo si metteva a urlare come un disperato. Allora (lui aveva 3 settimane), mi sono decisa a chiamare Monica Bielli (consigliata da un collega di mio marito), che ha riscontrato il frenulo della linguetta un po' più corto del normale, infatti faceva fatica anche a prendere il biberon! Visto il tanto latte che avevo (ne tiravo circa 50/60ml alla volta con macchinetta singola e dell'anteguerra), Monica mi ha consigliato la tiralatte attaco doppio professionale da affittare, che x fortuna abbiamo trovato e di tirarmelo ogni 2/3 ore (anche di notte) per aumentare la produzione. Infatti dopo 3/4 gg sono arrivata a tirarmene anche 190ml alla volta. L'abbiamo poi portato all'ospedaletto per fargli fare ambulatorialmente un taglietto parziale del frenulo linguale. Qualche giorno dopo, ho sentito anche Adriana, una logopedista, che mi ha consigliato il biberon speciale, che ha una tettarella che lo avrebbe aiutato, oltre a fargli fare qualche esercizio x stimolare il movimento della linguetta. Piano piano è migliorato, ha iniziato a muoverla come non aveva mai fatto, anche se della tetta non ne voleva più sapere purtroppo. Ora Gabriele ha 6 mesi e mezzo ed è completamente svezzato e nonostante tutto, sono riuscita a dargli esclusivamente il mio latte x quasi 5 mesi!! Sono stati 5 mesi intensi...con tanti sacrifici e tanto sonno arretrato (faticosissimo alzarsi ogni 2/3 ore di notte). Mi sono tappata le orecchie, non ho più voluto sentire niente e nessuno e ho fatto cosa il "mio cuore di mamma" mi diceva di fare, ascoltando e osservando soprattutto "i segnali" che G
abriele mi mandava. E ne sono fiera. La testa dura, a volte, serve!!!

mercoledì 28 settembre 2016

...una delle esperienze più belle che abbia vissuto... la storia di latte di Elisa e Matteo


Sono Elisa, mamma di Matteo, ora un giovanotto di 32 mesi. La nostra storia di latte si è conclusa poco prima del 30° mese e solo ora riesco a scriverne con serenità. Matteo è stato fortemente desiderato e cercato e, quando finalmente dopo alcune brutte esperienze, la gravidanza si è finalmente ben avviata, mi sono concentrata essenzialmente su quella, vivendo con molta consapevolezza il piccolo miracolo che stava accadendo. Parlavo con Matteo, lo accarezzavo attraverso la pancia, gli cantavo e raccontavo storie e tutto quello che mi passava per la testa, facevo meditazione con lui. Ero consapevole dei suoi movimenti, dei suoi singhiozzi e di dove posava testolina e piedini. Ero talmente presa dalla responsabilità di portarlo in grembo da mettere completamente in secondo piano tutto quello che sarebbe venuto dopo, come se stringerlo tra le braccia fosse il termine dell’avventura anziché l’inizio. C’è anche da dire che, a causa di miei problemi di salute, in parte le cose stavano proprio così: per me il parto sarebbe potuto essere potenzialmente pericoloso. Matteo però si è dimostrato molto più saggio dei medici che mi avevano in cura, e ha pensato bene di non girarsi, in modo da facilitarmi le cose con un cesareo. Quando ho seguito il corso preparto al S Anna, dove ho partorito, sapevo già che ce l’avrei messa tutta per allattare, ma non tanto perché mi fosse scattata la “crociata” dell’allattamento, quanto perché mi sembrava una cosa del tutto naturale e normale. Mi dicevo: “e perché dovrebbe essere altrimenti?”. Al corso ho rivisto la cosa in modo molto più consapevole, e ne sono uscita con una serie di motivazioni molto più forti. E poi, le ostetriche la facevano così facile…. Devo ammettere che per Matteo e me l’allattamento non è stato problematico: Matteo si è attaccato subito molto bene, ciucciando con caparbietà e aspettando pazientemente la montata lattea. Io ho avuto qualche piccolissima ragade ma niente di che, quindi non ho avuto difficoltà ad assecondarlo e per nostra fortuna la montata lattea è arrivata anche prima del previsto, dato il taglio cesareo. La mia quindi non è una storia di problemi da superare quanto una storia di piccole difficoltà e alti e bassi e di quello che mi/ci hanno insegnato. Quando ho iniziato ad allattare era più che altro per un senso di accudimento e per cibare il mio cucciolo; già dalle prime poppate però mi sono accorta che qualcosa di molto più profondo veniva toccato durante questi momenti… L’allattamento al seno, per come la vedo ora, è un momento che giova in egual misura alla mamma e al piccolo: vederlo ciucciare soddisfatto e appisolarsi al sicuro è una soddisfazione che fa bene al morale e all’autostima della mamma, soprattutto in un momento così delicato come il post-parto. A tutte capitano momenti di scoramento, quando ti sembra che il compito di genitore sia troppo vasto, troppo complesso per poterlo affrontare e portare a termine bene… Beh, allattare Matteo mi ha aiutato moltissimo a superare questi momenti, perché in quel gesto così semplice ma così completo mi sentivo perfettamente allineata con madre natura e perfettamente a mio agio. Con questo non voglio dire che sia stato tutto facile, anzi! Ci sono state mille piccole difficoltà… La pediatra della mutua che mi propone le poppate a intervalli regolari e l’aggiunta senza motivo apparente visto che cresceva bene(e meno male che un’amica mi ha consigliato Monica!!!! Aggiunte subito sparite e orologio buttato dalla finestra!)… Un appoggio in famiglia non sempre presente… Il fatto di non avere più una vita mia, soprattutto nei primi mesi, quando spesso cenavo (se così si può dire) alle 2 di notte tra una poppata e l’altra e vagavo per casa in pantofole con mamma e/o suocera che mi dicevano le frasi fatidiche: ma mangia ancora? Ma non saranno vizi? Un po’ bisogna dargli una regola etc etc… Ci sono stati momenti duri in cui mi sentivo inadeguata soprattutto perché sentire tutti questi consigli non richiesti mi ha fatto dubitare delle mie decisioni… Non sono partita come una “talebana della tetta”, passatemi l’espressione… ma di fatto un pochino lo sono diventata strada facendo perché vedevo che quando non ascoltavo nessuno e facevo cosa mi suggeriva l’istinto materno, le cose andavano bene… sia per me che per Matteo. Come quando Matteo si è preso la bronchiolite a 20 giorni e il pediatra mi ha detto senza mezzi termini che senza il mio latte si sarebbe fatto un po’ di rianimazione! Il vero problema delle mamme che allattano e che vogliono farlo nel rispetto dei propri tempi e di quelli del proprio cucciolo, secondo me è nella società in cui viviamo: la gravidanza e il successivo periodo di accudimento del piccolo sono viste come una parentesi tra la vita di prima e la vita dopo, che devono necessariamente essere uguali… Quando ho iniziato ad allattare dopo l’anno, mi sono dovuta sopportare gli sguardi, anche di parenti, che un po’ disapprovavano (sono vizi, sei fissata, sei tu che non lo vuoi staccare etc etc) e un po’ mi guardavano con compatimento perché magari non potevo fare quelle cose che facevo prima (la palestra, gli amici etc etc). Beh, lo dico qui anche a beneficio loro: sono assolutamente contenta di non fare le stesse cose che facevo prima! Un figlio è un cambiamento, un cambiamento di prospettiva, un’evoluzione anche come donna e come essere umano: questa è una delle cose che mi ha insegnato allattare. Mi ha insegnato a prenderne consapevolezza e a vedere questo cambiamento come una risorsa! Essere madre per me è stato il dono più grande e un’occasione di crescita senza precedenti: Matteo mi insegna ogni giorno qualcosa. Mi insegna, e a volte costringe, a vedere le cose dal suo punto di vista, molto più pulito e naturale del nostro di adulti, a prendere la vita con naturalezza, ad aspettare i suoi tempi e quindi anche quelli di tutti gli altri, ad immedesimarmi per cercare soluzioni a piccoli/grandi problemi. Insomma, è il mio esercizio zen, la mia meditazione sul campo. Allattarlo mi ha insegnato molto di questo rispetto dei suoi tempi e delle sue necessità e ha insegnato a mio parere anche a lui a cercare di esprimere queste sue necessità in modo sempre più preciso: è un dialogo tra madre e figlio che piano piano trovano il loro equilibrio. In fondo la quantità di latte che il piccolo beve e il tempo che sta attaccato sono del tutto irrilevanti; è un dialogo che travalica la necessità di cibo: è il bisogno di sentirsi sicuro, di sapere che quando chiama tu ci sei a qualsiasi ora del giorno e della notte (perché lui è piccolo e ne ha bisogno!), di sentirsi amato e accettato e protetto, in una parola il bisogno di amore. Quando ho realizzato tutto questo, allattare Matteo è diventato per me un momento bellissimo, una necessità non solo sua ma anche mia; un momento tutto nostro fatto di piccoli rituali solo nostri (come quando giocava con i miei capelli mentre ciucciava oppure mi chiedeva di accarezzargli il naso o chiedeva la mia attenzione e voleva essere guardato negli occhi). Momenti ed emozioni che non dimenticherò mai e che mi ripiombano addosso con forza ogni volta che lo abbraccio o mi corre incontro; momenti ed emozioni che mi hanno fatto crescere come donna ed essere umano, insegnandomi come prima cosa l’empatia, anche verso chiunque non sia mio figlio. Mi ha anche insegnato la fiducia in Matteo e in quello che mi comunica; gli chiedo se ha fame, sete, cosa vuole mangiare o bere, quando sta male gli chiedo cosa sente e se sta meglio o peggio (e lo faccio da quando ha iniziato a parlare)… E mi fido sempre della sua risposta perché essere allattato ha insegnato a lui a esprimersi e quando dice una cosa è esattamente quello che vuole dire: sa lui se ha fame o no, e sa cosa vuole mangiare, e ovviamente sa anche se sta bene o no. Se a madre natura fosse dato agio di fare il suo corso l’essere umano avrebbe molti meno problemi, ma visto che così non è, le mie difficoltà sono aumentate man mano che l’allattamento si protraeva nel tempo perché mentre prima era facile per alcuni da “giustificare” con il bisogno di mangiare, quando il bimbo ormai mangia la pizza da solo con le mani, diventa un po’ più complicato… scusate il sarcasmo ma a volte mi viene un po’ fuori… Gli atteggiamenti di non accettazione della mia scelta o, peggio, gli sguardi di disapprovazione e compatimento da parte di amici/parenti/conoscenti più o meno vicini mi hanno lasciato molta amarezza. Ma l’allattamento al seno è così: smuove delle cose e dei meccanismi che abbiamo dentro, a volte atavici e a volte dettati dall’educazione ricevuta, e divide le persone in modo molto netto. Ho trovato però molto appoggio in mia nonna, che purtroppo se n’è andata quando Matteo aveva sei mesi… Ancora adesso, ogni volta che ho un dubbio la penso mentre mi guarda con affetto e mi dice: “Elisa, non ti preoccupare, segui il tuo istinto che non sbagli. E poi stai tranquilla, siamo cresciuti tutti…”. Mentre all’inizio non ho avuto problemi ad iniziare l’allattamento, devo dire che ne ho avuti molti di più a interromperlo… E devo ammettere che la cosa è stata forse più difficile per me che per Matteo. A due anni, con l’aiuto di Monica, sono riuscita a limitare le poppate alla sera e alla mattina (e se si svegliava di notte) e ho notato che il bandolo della matassa in realtà era in mano mia. Se io mi mostravo tranquilla e serena nella mia scelta, anche Matteo lo era e, una volta spiegata la regola nuova, mi seguiva senza problemi. Abbiamo così scoperto insieme altri metodi per rilassarci per il sonnellino pomeridiano: la canzoncina, la storia, le coccole. Questo ha dato a me forza ulteriore perché mi sono resa conto che non avevo in effetti bisogno del latte per calmarlo, bastavo io! Ma da qui a interrompere del tutto, non è così facile, anche perchè non riuscivo a inquadrare se era pronto o meno… L’occasione è venuta dal caso: Matteo si è preso il “bocca mani piedi” l’8 luglio e non riusciva a ciucciare: per quattro giorni si è tolto il seno da solo, addormentandosi tranquillamente abbracciato a me, senza nemmeno chiedere il latte. A quel punto, visto che era senza dubbio pronto, quando ha chiesto nuovamente il seno una volta passato il disturbo, ho detto che il latte mi era andato via, che anche le titti della mamma si erano prese la bibi… Abbiamo passato tre giorni infernali (molto più per me che per lui forse), in cui ciclicamente ha tentato di farsi dare il seno una volta di notte, una volta al mattino, una volta per dormire la sera, testando la mia granitica convinzione per ciascuno dei momenti in cui prima lo prendeva. Ovviamente, anche dietro consiglio di Monica, non ho ceduto… piangevamo in due, insieme… uno strazio. Ma abbiamo superato il momento difficile con pazienza e amore… I pianti sono finiti in tre giorni ma Matteo ha avuto bisogno di tempo per assimilare la cosa (e io pure!). Le “titti” non le nominava nemmeno più e ha iniziato a bere un sacco di latte prima di dormire… Povero caro… Io dal canto mio, ogni tanto controllavo se usciva ancora latte e al vedere le goccine bianche che imperterrite uscivano ancora mi mettevo a piangere in bagno da sola. In effetti forse non ero ancora pronta, ma riprendere l’allattamento non sarebbe stata una cosa sensata, soprattutto perché per Matteo secondo me era venuto il momento giusto. Adesso, a distanza di due mesi, siamo sereni e stiamo anche meglio di prima: alla sera, gli propongo la nanna e ci sdraiamo insieme sul lettone, lui mi guarda negli occhi, mi dà i bacini, io lo stringo a me e gli canto la stessa canzoncina che gli cantavo mentre lo allattavo e lui si addormenta dicendomi ti voglio bene. Inutile dire che non vedo l’ora che venga il momento della nanna! Abbiamo trovato un nuovo equilibrio, anche più ricco di prima, fatto di sguardi coi quali ci capiamo al volo, fatto di complicità e di fiducia. Devo dire che comunque questo nuovo equilibrio poggia molto su quello che abbiamo costruito durante l’allattamento: lui sa che io ci sono per ogni necessità e appena chiama sono lì pronta. Non voglio dire che chi non allatta non ha lo stesso rapporto, intendo solo dire che nel mio caso mi ha aiutata ad instaurarlo. Ricorderò per tutta la vita l’allattamento come
orgogliosa di averla vissuta (mi perdonino le non allattanti…). Per tutte le mamme che ancora devono intraprendere questa esperienza o ci sono dentro fino al collo, ho solo due consigli: non seguite nessun consiglio! Sapete benissimo cosa serve a voi e al vostro cucciolo, è così in natura da sempre, basta solo fare piazza pulita dei pensieri e entrare in sintonia col batuffolo che avete davanti! Abbiate fiducia in voi stesse, anche se non siete appoggiate, e ascoltate il cucciolo, sembra una cosa impossibile ma loro sanno già tutto! Il secondo consiglio è: godetevi ogni poppata come fosse l’ultima perché non potete sapere quale lo sarà veramente. Per fortuna io ricordo con esattezza l’ultima poppata di Matteo perché visti i mesi che aveva sapevo che poteva anche smettere di punto in bianco e di fatto così è stato. Mi sarebbe dispiaciuto non dedicare attenzione alla sua ultima poppata magari per la fretta di andare in ufficio o di uscire… Auguro a tutte un’esperienza piena e positiva com’è stata la mia! Vi saluto con affetto, amiche di latte!

venerdì 16 settembre 2016

Allattare i gemelli si può !!! La storia di latte di Silvia e dei gemellini Giuseppe e Maddalena

Sono Silvia, infermiera, moglie di Marco, mamma di Giuseppe e Maddalena, concepiti con ICSI presso l'ospedale s.Anna di Torino per problemi fertilità da parte di entrambi i genitori e nati a 36+1 con cesareo programmato poichè podalico lui e trasversa lei. Ecco, tutto il contrario di quel che il mio "film di vita" prevedeva... Mi sono sposata presto (21 anni) perchè volevo diventare mamma di almeno tre bimbi entro i 30 anni. Dopo 7 anni di tentativi, visite specialistiche, indagini diagnostiche ecc ecc ecc... FINALMENTE a 28 anni e 6 mesi divento mamma di Giuseppe e Maddalena! Avrei voluto partorire naturalmente, ma non si è potuto. Avrei voluto concepire naturalmente, ma non si è potuto, Volevo tanto usare i pannolini lavabili ed allattare naturalmente, e lo sto facendo!!!! Per quanto riguarda l'allattamento, all'ospedale, supporto zero. Su tutto il personale medico, ostetrico ed infermieristico (in 7 giorni di ricovero) ho trovato una sola ostetrica sulla mia stessa lunghezza d'onda. Le tipe del nido (non so che qualifica avessero) altro non facevano che ingozzarmi i bimbi di LA. I pediatri sostenevano che "se volevo potevo provare, ma di solito si riesce allattare un gemello e mezzo....". Bene, mi son detta "sono tutti dalla tua parte!!". Appena mi son potuta sedere a letto (mattino della prima giornata post cesareo) mi sono armata di tiralatte e ogni 2/3 ore tiravo. Ricordo ancora con quanta gioia ho accolto i primi 10ml di colostro, mi sembra in 3ª giornata! Poi usavo un "Das artigianale" fatto con una siringa da 5ml e un agocanula, frutto dell'ingegno della sopracitata ostetrica (Rosy). Quando le altre ostetriche e le tipe del nido mi han vista con un bimbo al seno e la siringa in mano mi han guardato di un male!! Beata ingenuità va.... La montata è arrivata il 6º giorno (per fortuna mentre ero ancora ricoverata), il mio è stato un ricovero protratto perchè ho sanguinato un po', e sono stata poi dimessa con 6,8 di emoglobina e la raccomandazione di "non stare sola con i bimbi per almeno un mese" e poi "tanto lei è infermiera, sa come si deve comportare..." Vabbè, sorvoliamo anche su questo! Arrivata a casa ho guardato mio marito e gli ho detto: "PRIORITÀ DI OGGI: mangiare loro, mangiare noi, DORMIRE! alla lavatrice e alle borse dell'ospedale ci pensiamo domani..." E quindi, da quel giorno, 5/6/2015 è iniziato il mio rapporto con il tiralatte a domicilio. Un odio/amore, soddisfazione/frustrazione che per fortuna ha avuto fine poco dopo aver contattato Monica. Credo sia stato attorno al 15 del mese... non ricordo con esattezza... Stufa e spossata dagli orari serrati del tiralatte, da rispettare categoricamente (pena la decimazione delle provviste nel frigorifero) ho cercato on line una consulente IBCLC, ed ho trovato LEI. MONICA. Professionale, serena, disponibile ed accogliente. Una manna per me, che in quei giorni stavo vacillando.... La mia richiesta è stata questa:" ciao, sono Silvia mamma di due gemellini, voglio smettere con il tiralatte e imparare ad allattare in tandem!". Insomma dazeroamille in un batter di ciglia! Monica mi ha anche insegnato la pazienza, consigliandomi di procedere x gradi: un bimbo al seno per volta, per un pasto al giorno, aumentando gradualmente le poppate in base allo stato d'animo di tutti. Ecco. Ci ho messo un po' a decidermi... ma il 23/6 mi sono lanciata con Giuseppe e il 26/6 avevo anche attaccato Maddalena! Molto più in fretta del previsto, ho detto "ciao ciao" al MEDELA simphony tanto odiamato! Oggi i bimbi hanno quasi 16 mesi, a breve ricomincia il lavoro, l'inserimento al babyparking è ormai imminente... Crescono a vista d'occhio. Veramente troppo velocemente! Imparano ogni giorno tante cose nuove: Giuseppe già cammina, Maddalena mangia di tutto con le posate... E quando è ora delle coccole, mi chiamano x la "ninni" che è un mix di tetta/coccole/nanna... Sono dolcissimi ❤️. Tutto questo anche grazie a Monica Bielli. non so cosa avrei fatto senza di te.... Infinitamente grata! Silvia.

lunedì 1 agosto 2016

...ho preso coraggio e ho deciso di raccontarvi la mia esperienza...La storia di latte di Antonella&Chiara


Dopo aver aspettato un bel pò di tempo..ho preso coraggio e ho deciso di raccontarvi la mia esperienza.!!La mia piccola anche essendo nata di soli 2,540 si è attaccata senza grossi problemi al seno..subito dopo il parto!!Ho avuto piccole ragadi che si sono risolte in pochi giorni..Tornate a casa dopo qualche giorno mi accorgo di avere metà capezzolo del seno sinistro..in ospedale mi dicono che poteva essere stata la bimba oppure di averlo sempre avuto così e di non essermene mai accorta..mi consigliano di tenere il seno scoperto e di metterci il mio latte..passa circa una settimana e le cose non miglioravano anzi peggioravano perchè la piccola faceva fatica ad attaccarsi e io avevo un dolore tremendo...in più il seno cominciava ad essere caldo,rosso e duro anche dopo una poppata molto lunga.Ritorno in ospedale dove mi dicono di avere molto latte,di fare impacchi con acqua calda e svuotare il seno manualmente..però la situazione non cambiava e in più comincio ad avere la febbre e dolori in tutto il corpo..vado di nuovo in ospedale e mi consigliano di prendere l'antibiotico x 7gg,di continuare con gli impacchi caldi,di svuotare il seno manualmente e attaccare la bimba in diverse posizioni..ma senza risultati perchè appena finisco di prendere l'antibiotico ricompare la febbre e le condizioni del seno erano le stesse..ritorno in ospedale e mi dicono di aver preso l'antibiotico per pochi giorni..di riprenderlo per almeno altri 15gg..al 14gg di antibiotico ricompare la febbre e il seno nelle stesse condizioni..un ostetrica dell'ospedale mi dice che magari il mio corpo si era abituato a quel tipo di antibiotico e di cambiare..stavolta mi toccava fare 10 inezioni,continuare con gli impacchi caldi e svuotare il seno manualmente.Ho passato circa 2 mesi in queste condizioni senza miglioramenti.. io non sono della zona..non sapevo a chi rivolgermi oltre all'ospedale..ero dimagrita tantissimo..il seno aveva preso una forma strana e il colore non cambiava!Ero disperata!!..mio marito e mia mamma mi dicevano di smettere di allattare e darle latte artificiale..ma io ero testarda,andavo avanti,senza sentire ragioni nonostante ero ridotta malissimo..la mia unica consolazione era che la bimba crescesse bene nonostante tutto..solo con il mio latte..Finite le inezioni sembrava andare meglio,ma dopo 10 giorni di nuovo la febbre..!..Ricontatto l'ostetrica e mi dice di andare al PS..di farmi fare un eco...ovviamente al PS niente eco solo prelievi...il medico di turno mi disse che se ci sarebbe stato qualche risultato positivo dovevo smettere di allattare per prendere medicine non compatibili con l'allattamento..mi mandarono in reparto dove mi strizzarono il seno per benino sotto acqua calda ma senza che uscisse una goccia di latte solo tanto tanto dolore...le analisi risultarono negative,mi ridiedero un'altro tipo di antibiotico..mi dissero che era un ingorgo...di svuotare il seno manualmente e di non usare il tiralatte perchè avrei peggiorato la situazione..Il giorno dopo la febbre non si abbassava più con il paracetamolo,il seno era diventato viola e duro e in più la mia piccola mi aveva abbandonato..non voleva più attaccarsi a quel seno..contatto l'ostetrica che mi dice di far ciucciare la bimba all'altro seno ma di provare sempre ad attaccarla anche lì ad ogni poppata..senza insistere,di usare il tiralatte dal seno dove la piccola si rifiutava di attaccarsi per svuotarlo,di immergerlo nell'acqua calda e di prenotare un ecografia..!!La prima data disponobile per l'eco era dopo una settimana circa..nel frattempo tiravo il latte,immergevo il seno in acqua calda,la bimba ciucciava dall'altro..dopo qualche giorno notai che la pelle del seno era diventata molto sottile fino a che la sera prima dell'eco si ruppe e uscì tanto pus..cercai di farne uscire quanto più possibile fino a quando il seno diventò abbastanza morbido e non usciva quasi più niente..misi una garza e aspettai l'indomani!!Il giorno dopo la febbre era scomparsa e dall'eco risultò che il seno si era svuotato da solo dall'ascesso che si era formato,il medico che era anche un chirurgo fece in modo che drenasse quanto più possibile..(tornai a casa più sollevata)...mi sentivo un pò meglio..ma ero molto stanca e debilitata..Qualche giorno dopo un'amica mi diede il contatto telefonico di Monica(troppo tardi)che contattai immediatamente..mi consigliò di continuare ad attaccare la bimba dal seno che non aveva avuto problemi,di usare il tiralatte dall'altro seno per svuotarlo e mantenere la produzione visto che la bimba continuava a rifiutare di attaccarsi..e darle quello tirato con il biberon..siamo andate avanti così per circa 2 mesi...Ho avuto un seno piccolo e uno più grande per un bel pò..finchè un bel giorno provai ad attaccarla e lo fece senza fare storie..(non potete immaginare la mia felicità)!!Ho continuato ad usare il tiralatte(ancora per un paio di mesi)..avevo troppa paura di ricadere in quel terribile incubo!!...non è finita..perchè con tutti gli antibiotici che avevo preso ho avuto la candida dall'altro seno..con l'aiuto di Monica abbiamo provato vari rimedi per evitare medicine per via orale,senza risultato!Così dopo aver consultato il medico ho preso delle compresse e fortunatamente ho risolto. Adesso capirete perchè ho tardato così tanto a raccontare la mia storia.È stata molto dura ma sono felice del percorso che ho fatto..e soprattutto di non essermi arresa nonostante tutto!Scusate se sono stata un pò lunga..Dimenticavo!!..oggi siamo al nostro 18°mese di tetta!!..❤Antonella&Chiara❤.. Note di Monica: Penso che da un attacco non prfondo e corretto possa essere partita una mastite batterica. Il seno dolorante e la febbre fanno pensare che fosse meglio usare ghiaccio per edema e dolore invece di acqua calda che si usa per aiutare lo sblocco di un dotto otruito. I sintomi di un dotto ostruito e di una mastite sono simili ma nel caso di una mastite molto più evidenti e accentuati e accompagnati da febbre e "sintomi influenzali"

mercoledì 2 marzo 2016

L'ESPERIENZA DEL CORSO DI MASSAGGIO INFANTILE


Una mamma mi scrive a proposito del corso di massaggio infantile e condivido volentieri le sue belle parole ...
Ciao! Ti mando ciò che ho scritto sul tuo corso massaggi...è ciò che ho vissuto io e spero possa servire a far comprendere il valore dell' esperienza ... "Un corso utile e rilassante quello proposto da Monica Bielli sul massaggio infantile, dove non solo ho imparato a toccare rispettosamente ed accuratamente il mio bambino ma mi sono sentita accolta e ascoltata in ogni momento. Il trovarsi in un piccolo gruppo di mamme e bambini ha permesso di conoscersi meglio e di sentirmi sempre più a mio agio. Monica con semplicitá e spontaneità ha fatto comprendere il valore e le svariate funzioni della pratica del massaggio; inoltre è stato importante ad ogni incontro lo spazio che ha lasciato alla parola, in cui abbiamo affrontato argomenti interessanti su allattamento, svezzamento, ripresa al lavoro ecc...Abbiamo potuto cosí portare liberamente i nostri dubbi, le nostre domande e le nostre emozioni. Monica è stata competente, disponibile e simpatica ed è riuscita a creare un clima famigliare e divertente in cui il confronto e la condivisione delle diverse esperienze mi ha aiutato in molte occasioni, portando lei stessa in primis la sua esperienza di mamma! Un grazie enorme a Monica che ci ha accompagnato in questo breve ma intenso percorso e ha contribuito a rendere l'appuntamento del massaggio un momento per me piacevole e prezioso! Un' esperienza che consiglio a tutte di provare ...e senz' altro...da ripetere!!!😉😁😘" Baci, Manuela e Riccardo

martedì 23 febbraio 2016

ALLATTAMENTO E RITORNO AL LAVORO. La storia di Laura e di Isabella


Ciao a tutte voi mamme, mi chiamo Laura e sono mamma di Isabella nata penso nell'estate più calda di cui ho memoria: il 20 luglio 2015 dopo un travaglio velocissimo e inaspettato tre settimane prima della scadenza. il parto è stato un pò difficile, eravamo entrambe stanche infatti la mia piccola il primo giorno, nacque alle 05.02, dormì parecchie ore attaccandosi solo due volte. La pediatra quando passò per il controllo mi mandò un pò nel panico dicendo che avrebbe come minimo dovuto attaccarsi dalle 10 alle 12 volte...io però lascia fare alla mia piccola e dal secondo giorno non si è più staccata da me! Sono stata fortunata perchè ha saputo subito come fare: niente ragadi, niente ingorghi, niente mastite...tutto perfetto. Il mio unico cruccio che avrebbe potuto rovinare questa storia di allattamento a richiesta ormai avviata benissimo era il mio rientro a lavoro. Non sapevo assolutamente come muovermi...chiesi alla pediatra che mi disse: " eh signora deve assolutamente tirare il latte in corrispondenza delle poppate della bambina se no le va via il latte e dobbiamo dare l'aggiunta!" Io panico! Dovevo rientrare il 10 novembre quindi Isabella avrebbe avuto 3 mesi e mezzo...mi piangeva il cuore, non volevo assolutamente darle il latte artificiale...già dovevo rassegnarmi al biberon...dovevo trovare una soluzione. i consigli migliori li ho trovati su questo fantastico gruppo ( SOS ALLATTAMENTO ! ) Ho iniziato a tirare il latte dopo le poppate per incrementare la produzione perchè avevo bisogno di fare scorta, dato che io insegnando in una scuola superiore non avevo modo di tirare il latte quando avrebbe dovuto mangiare la piccola. Allora un mese prima di rientrare ho iniziato a tirare ogni volta un'ora dopo la poppata, e ho riempito due freezer di contenitori da 200 ml!! Ho ricevuto consigli preziosi da questo gruppo su come gestire l'estrazione e la conservazione del latte, rimanevo però sempre preoccupata dal fatto che Isa avrebbe potuto rifiutare il seno dato che il biberon è decisamente più facile...per fortuna non è successo. Le ho sempre fatto dare il biberon da mia suocera o mio marito cosi che da me avrebbe sempre solo avuto il seno, ma l'ansia rimaneva. Il primo giorno ero preoccupatissima: se non l'avesse voluto? se non le fosse bastato? e se non mangiando mi fosse venuto un ingorgo? Tutti timori infondati, lei è sempre stata serena e sopratutto non mi ha mai rifiutata! Ogni volta che mi vede e trova la sua amata tetta ci si butta sopra mi sorride e mangia di gusto! E' vero ho fatto i salti mortali a volte...con la sveglia anche di notte per tirare e congelare ma ne è valsa la pena perchè lei nonostante tutto cresce bene e solo con il mio latte. Lavorare e allattare si pùò, basta organizzarsi e prendere il ritmo! E soprattutto pensare al dono che facciamo ai nostri figli.

martedì 16 febbraio 2016

ALLATTAMENTO E RITORNO AL LAVORO. La storia di Annalisa


Ho temuto il ritorno a lavoro prima ancora di partorire. Per rimandarlo il più possibile ho chiesto la flessibilità in maternità proseguendo il lavoro sino alla fine dell’ottavo mese per poi rientrare al quarto mese della mia bambina ma alla fine, il fatidico giorno è arrivato e il 4 maggio sono tornata ad occupare la mia scrivania. Oltre al mal di stomaco al solo pensiero di stare qualche ora senza mia figlia, nel periodo immediatamente prima di ricominciare a lavorare le mie principali paure erano di non riuscire a produrre abbastanza latte da allattarla al seno e contemporaneamente immagazzinare una scorta del freezer o che lo svuotare il seno con il tiralatte comportasse non averne se per caso subito dopo la mia piccola avesse voluto piluccarne un po’. Avevo paura che non volesse il biberon oppure che si abituasse alla vita facile e rifiutasse il seno una volta a casa. Insomma avevo paura di tutto e del contrario di tutto. Inoltre, tutte le persone che si sarebbero dovute occupare di mia figlia mentre io ero in ufficio, a loro volta lavorano e per me sarebbe stato un problema rispettare orari particolarmente rigidi. Due settimane prima di riprendere servizio ho ricevuto la prima bella notizia dall’ufficio personale: avevo diritto ad una riduzione oraria per allattamento di 2 ore al giorno e ne potevo usufruire come volevo, prima di entrare o in uscita o per una pausa pranzo più lunga. La seconda bella notizia me l’ha data il mio capo ufficio, rassicurandomi sul fatto che avrei potuto portare la bambina con me se fossi stata in difficoltà. Per lui l’importante era che il lavoro fosse fatto. Nello stesso periodo, il mio compagno, per vedere se prendeva volentieri il latte tirato, ha scongelato un biberon e mi ha spedito a fare un massaggio. Quando sono tornata il biberon era vuoto e la pargola addormentata. Così abbiamo iniziato e così ancora proseguiamo. A seconda di quale nonna è disponibile e da che ora, porto o meno mia figlia in ufficio con me. In genere ci resta per un oretta, ovvero il tempo necessario a farsi sbaciucchiare da tutte le colleghe e quando la “baby-sitter” di turno si libera, viene a prendersela. Ovviamente in questo lasso di tempo non riesco a combinare moltissimo quindi sono io la prima persona a cercare di evitare il co-working ma se non ci sono alternative va bene anche questa soluzione. I primi giorni lasciavo 3 biberon di misure diverse: uno da 70 ml, uno da 100 ml ed uno da 150 ml. Ma è bastato poco tempo per capire che a mia figlia bastavano 2 biberon da circa 120 ml per le 5 ore e mezza in cui sono fuori. Di conseguenza ho stabilito una rigida routine: il primo biberon lo riempio la mattina appena mi sveglio e il secondo in ufficio dopo la parsa pranzo. Fortunatamente sono in ufficio da sola per cui quando sento un formicolio fastidioso al seno capisco che è il momento giusto per chiudere la porta ed attaccare il tiralatte. Tiro fuori il mio canovaccio, il biberon da riempire, mi lavo bene le mani e massaggio il seno come mi ha fatto vedere la consulente Monica. Il tutto senza neanche smettere di lavorare. Il latte tirato lo conservo in un frigo a disposizione in ufficio e quando esco lo metto in un porta biberon termico con una busta di ghiaccio gel. Anche adesso che mia figlia ha compiuto 8 mesi, ci siamo trovati così bene con questa routine che non abbiamo avuto per niente fretta di iniziare uno svezzamento tradizionale ed abbiamo optato per un alimentazione complementare in cui l’alimento principale continua ad essere il latte materno. In ambito lavorativo mi rendo perfettamente conto di essere una persona fortunata, e non solo per il contratto di lavoro che mi permette di usufruire con grande flessibilità delle ore per l’allattamento, ma anche e soprattutto per l’ambiente in cui lavoro, per i colleghi comprensivi e anche quelli un po’ meno comprensivi ma che comunque fanno buon viso. Ovviamente tutte le mie paure relative alla produzione di latte si sono dimostrate infondate: anche se appena tirato, quando la pargola chiama gli ormoni fanno il loro dovere e non c’è assolutamente pericolo di rimanere senza, inoltre niente può essere anche solo paragonabile al mangiare abbracciati e coccolati dalla mamma.

venerdì 8 gennaio 2016

ALLATTAMENTO E RITORNO AL LAVORO . La storia di Milena


Alessia e' nata l'8 settembre 2013 e si è attaccata al seno subito,in sala parto. Per me era la seconda esperienza di allattamento; per sette mesi avevo fatto allattamento misto con la sua sorellina di due anni più grande. Avevo smesso al settimo mese perché iniziando lo svezzamento tradizionale e il lavoro contemporaneamente la produzione di latte era calata tantissimo e avevo 'dovuto' smettere di allattarla. La realtà è che non mi ero informata a sufficienza e non avevo provato ne a tirare il latte per fare scorta ne per tentare di togliere l'aggiunta. Con Alessia e' stato più facile perché lei era molto più vorace, non si stancava e si attaccava più spesso. Cresceva benissimo anche più del dovuto e si attaccava regolarmente ogni 2-3 ore. Superati i problemi tradizionali (ragadi ingorghi e dotti ostruiti..) al quarto mese ci siamo trovate davanti a uno sciopero. La bimba si attaccava e staccava in continuazione solo dal seno sinistro. In quell'occasione ho conosciuto Monica, la consulente IBCLC che aveva aiutato mia cognata e mia nipote che aveva avuto un rallentamento di crescita quando la mamma era tornata al lavoro. Lei mi ha dato alcune dritte utilissime che ci hanno consentito di superare le difficoltà in pochi giorni. Tramite lei, il gruppo SOS ALLATTAMENTO e mia cognata Chiara ho incominciato ad informarmi su come affrontare il fatidico momento della separazione che sarebbe presto arrivato. Avevo già incominciato a tirare e congelarel'esubero di latte che non riusciva a ciucciare soprattutto al mattino. Usavo un tiralatte elettrico medela swing, molto pratico perché riuscivo a portarlo in borsa viste le relativamente piccole dimensioni. In vista del mio ritorno al lavoro ho cominciato a intensificare i tiraggi in modo da avere una piccola scorta congelata per far fronte a ogni evenienza. Dopo ogni poppata tiravo da entrambi i seni un po di latte in modo da congelarne un biberon durante la giornata. Un mese prima del rientro al lavoro avevo concordato con la mia datrice di lavoro un orario che mi consentisse di continuare ad allattare. Ho ricominciato a lavorare a inizio maggio. Alessia aveva otto mesi e da poco più di un mese avevo cominciato ad autosvezzarla. La sua fonte principale di nutrimento era ancora il mio latte. Lavoravo da lunedì a venerdì sei ore al giorno; per tre giorni 4ore al mattino e 2 al pomeriggio e i restanti due giorni 2ore al mattino e 4 al pomeriggio. Durante le 4 ore mi prendevo dieci minuti (che recuperavo) in cui tiravo il latte che Alessia avrebbe preso con il biberon il giorno successivo, lo conservavo nel frigo al lavoro. L'orario era scomodissimo perché per lavorare sei ore rimanevamo fuori casa dieci ore a causa della lunga e inevitabile pausa pranzo di tre ore. Per fortuna le bimbe venivano e vengono tuttora accudite da mia mamma che abita vicinissimo al posto di lavoro. Per tre mesi ho continuato a tirare il latte al lavoro e lei a berlo il giorno successivo. Dopo le ferie di agosto in cui non aveva più preso il biberon perché era sempre con me non ha più voluto prenderlo. Quindi dopo qualche giorno di assestamento ho smesso di usare il tiralatte al lavoro e lei ha imparato ad aspettare che tornassi a casa per ciucciare. Nel frattempo aveva un anno e mangiava abbastanza ai pasti. Piano piano le poppate da 5-6 al giorno (e innumerevoli la notte) si sono diradate fino a diventare 3. Le poppate notturne sono rimaste invariate fino ai 15 mesi di Alessia. Poi causa mia brutta influenza gastrointestinale la bimba e' rimasta due notti con il papà e la notte successiva non ha più chiesto la tetta. Da questo momento il nostro allattamento e' continuato serenamente, le poppate si sono diradate da tre a una serale prima della nanna, fino ai 23 mesi e mezzo quando Alessia ha incominciato ad addormentarsi anche con il papà senza chiedere la 'sua tetta'. Sono passati 15 giorni e ogni tanto mette una manina nel reggiseno mi guarda e mi dice 'tetta....mia!'..